Per Travaglini l’approccio all'arte contemporanea è stato un processo naturale, una sensibilità acquisita dal suo lavoro di creativo, che sempre più spesso, lo ha portato a sviluppare progetti dal sapore più artistico che di design.

Un bisogno spasmodico di oltrepassare i limiti del commerciale per dar libero sfogo all'emozione pura, fine a se stessa, esplorando i sentieri del proprio tempo.

Diverse sono state le sperimentazioni, tutte con un comune denominatore: la curiosità e la voglia di espressione di se stesso.

Pietro Travaglini
Pietro Travaglini

“Io respiro”

Un baco da seta che si trasforma in farfalla, la sublimazione dell’essere, tutto si trasforma. Così il telaio nudo e crudo di un oggetto di culto come la Vespa prende vita per la prima volta e comincia a respirare; un respiro rauco, scricchiolante, lento e continuo, vagamente illuminato, conscio del suo destino. Animale arcaico fatto di polvere di stelle, alimentato dal cielo con sottili cavi elettrici come vene in un lento movimento disarmonico. Anche “io respiro”.

Scultura cinetica ricavata dal telaio originale di una Vespa, tagliato in pezzi e riassemblato, che si illumina e si muove attraverso 18 motorini elettrici.

Pietro Travaglini

“Bìlico”

Stare in “Bilico” è la condizione tipica del nostro tempo che ci porta, attraverso il proprio io, in tortuosi percorsi mentali fino a approdare su di una improbabile seduta da cui scorgere un diverso e nuovo punto di vista.

Materiale di recupero, putrella e seduta.

Pietro Travaglini
Pietro Travaglini
Pietro Travaglini
Pietro Travaglini

“Distanze”

Proprio quando ti senti in rete col mondo un senso di solitudine ti avvolge e l’illusione si scontra con la realtà. L’immensità di variabili del concetto di esistenza e di bisogno, fanno emergere le distanze che ci separano dal resto delle cose, donandoci unicità.

Acciaio elettrosaldato, con due elementi semisferici sospesi, tutto retroilluminato.

Pietro Travaglini
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